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STORIA BIPOLARE Racconto di vita fino ad oggi ….


Giorgio Occhipinti·Mercoledì 22 marzo 2017

Forse la cittadina di Röcken ha avuto da sempre un’attrattiva ossessiva per me, contrastato al crocevia di tutto quello che Friedrich Nietzsche scrisse e fece in vita; e li vi nacque il 15 ottobre 1844 . Ed io ho avuto la fortuna di vederla, niente di che … forse era già Ossessione Bipolare, come dalla Musica a Nietzsche, alla Fede Contestante. Beh, dire che la mia vita così follemente eletta , illogica , felice, tenera, dolce, premurosa ma totalmente disperata e afflitta , IRRITABILE pure così ritenuta, irrisoria, ansiosa, deteriorata ma sempre amichevole nei tempi tristi, musicale, sfrenata, trascurata e certe volte non completamente vissuta ma rinforzata sui tasti di un pianoforte o sulle righe dei pentagrammi che le mie matite hanno visitato per chilometri ed ora lo fanno i tasti di un computer. Con una matita in mano, spesso in una latente e violenta depressione creativa, e non solo Dio mio, sarebbe come dire che il sole non esiste e che siamo i soli nell’universo... che il mare è creato con il vino (ottima idea questa). Due ragazzini di 21 anni, Giorgia Occhipinti chiamata da tutti Gina e Mario Occhipinti; Lei, mia mamma, una dei quattro figli, proveniente da una famiglia di contadini e allevatori che si erano trasferiti in città per la rudezza della vita agricola che Salvatrice, mia nonna, non riusciva a subire pur tentando; il nonno Pasquale, Comunista e Cristiano (la messa vista contro e alla faccia di tutti compresa quella del Papa che scomunicava chi lo era). Dopo avere venduto tutto e essersi trasferito a Ragusa, si ritrovò senza lavoro e la guerra sparata in piena faccia. Partenza, guerra, Piave, Medaglia d’oro sparita anni dopo, eroe che ha salvato un bimbo da morte certa. Una figura imponente e dolcissima che io piccolo conobbi nei primi miei anni. Gina, con tanta voglia di studiare e di lavorare anche clandestinamente alle spalle del padre, preoccupato che una ragazzina di pochi anni andasse a fare la “ragioniera” in un negozio autorevole per l’abbigliamento a Ragusa. Povertà dignitosissima e un uovo alla settimana era festa in casa; Lui, mio padre, Mario, proveniente invece da una famiglia molto conosciuta nel quartiere barocco di Ibla figlio, uno dei quattro, di una storia sana e appassionata svoltasi a Ragusa Ibla “dove un bellissimo ragazzo ragusano, Giorgio Occhipinti detto “Volpo”, un ragazzo che faceva stravedere le donne del quartiere, seconda guerra mondiale dinanzi dove fu imprigionato dagli americani, poi divenuti nostri alleati (la storia la sapete) e quindi la sua salvezza, ma questo dopo anni di prigionia nei quali una lucertola dava da mangiare a decine di prigionieri. Quest’uomo ormai fatto, incrocia una stupenda ragazza, Giorgetta, una odierna top model. Parlava un po’ di siciliano, italiano ancora meno e poi la sua lingua quella francese, e poi ancora quella spagnola e araba. Selvaggia, evoluta, mancante di occhi sprangati come quelli delle donnine ragusane che nulla sapevano e vedevano e soprattutto affermavano. Lei era l’opposto: veniva dal Marocco dove con la sua famiglia possedeva terre e aziende ed era stimata per la sua bellezza strabordante e conoscenza superiore agli altri e, soprattutto, un carattere di inconsueta forza mascolina. La rivoluzione mise in fuga tutta la sua famiglia verso l’Italia. Un incontro scontro con mio Giorgio gelosissimo; vederla in bici con i “ragazzi” del tempo che la seguivano. Vederla camminare al centro città in un ABBIGLIAMENTO STUZZICANTE a dir poco, era ma non poteva essere il modo di proseguire il loro rapporto. Dopo molte avance da parte di Giorgio verso Giorgetta finalmente l’amore nacque. Ma i problemi non finivano; la famiglia di Giorgio vedevano mia nonna troppo bella e sbarazzina (pensate ai tempi della seconda guerra mondiale cos’era una donna che era totalmente libera da qualsiasi medioevalismo cattolico, anche essendone fedele, cristiana fine alle ossa. Quindi “fuitina” e matrimonio riparatore, Lui invidiato da tutti e Lei da tutte.

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